Il finto agente segreto siracusano lascia il carcere dell’Ucciardone e va ai domiciliari, accudito dai genitori. Il magistrato di sorveglianza di Palermo ha disposto l’attenuazione della misura detentiva perché il detenuto, 53 anni, è affetto da un complesso quadro clinico, sottoposto a multipla terapia cronica e psicofarmacologica. Infermità che richiedono costanti contatti con i luoghi esterni di cure, ma i trasferimenti sono resi difficoltosi poiché il paziente non è trasportabile con i comuni mezzi e l’ambulanza dell’Asp non è sempre disponibile perché impegnata in altri servizi.
Il tribunale ha quindi considerato il grave quadro pluripatologico che “si appalesa superiore alle risorse tecnico sanitarie dell’istituto di pena – si legge nel provvedimento – ed è tale da determinare una considerevole sofferenza aggiuntiva della pena, la quale nel caso di specie non assolverebbe alla sua duplice funzione retributiva e rieducativa, con evidente violazione del diritto alla salute e del divieto di trattamenti disumani”.
L’uomo non potrà lasciare il domicilio se non per recarsi in ospedale, non potrò comunicare con altri, avere armi o usare stupefacenti, altrimenti la misura potrà essere revocata.
La storia.
Si finse uno 007 e per due anni, tra il 2008 e il 2009, con la compagna schiavizzò, picchiò e costrinse a commettere truffe e abusò di una donna. Nel 2018, però, assieme alla compagna venne tratto in arresto in Inghilterra e dopo due anni portato al carcere di Rebibbia.
La coppia, millantando di fare parte dei reparti speciali dello Stato, procedeva a realizzare un vero e proprio disegno criminale realizzando un addestramento “per un progetto di missione segreta” con tutta una serie di azioni al limite dell’inverosimile e le cui condotte sono state poi perseguite penalmente su impulso della Procura di Firenze.
L’addestramento contemplava tra l’altro che la “recluta” fosse costretta ad avere rapporti sessuali per dimostrare la sua inibizione, a non dormire, a fare docce gelate, a lasciare sempre acceso il cellulare al quale i due telefonavano e facevano squilli per ore e ore, a farsi sparare addosso pallini di plastica con una pistola, a imparare a memoria innumerevoli sequenze alfanumeriche (“sono codici segreti” le dicevano), a farsi spegnere sigarette sulla pelle, a stare in piedi per ore senza possibilità di andare in bagno, a viaggiare in lungo e in largo per l’Europa “per reclutare altri agenti segreti”.
Lui è stato condannato a 13 anni e 8 mesi di reclusione. Lei, fiorentina, a 6 anni (oggi libera). Per tutti i capi di imputazione per cui a vario titolo la coppia era finita a giudizio: riduzione in schiavitù, truffa, lesioni, violenza, sfruttamento, minacce, sequestro di persona.
Ora la coppia si è lasciata. E durante la permanenza al carcere di Rebibbia il detenuto siracusano aveva già riscontrato un netto peggioramento delle condizioni di salute e, costretto in sedie a rotelle e con una serie di patologie degenerative, aveva tentato il suicidio.
“Sono state accolte le tesi difensive – spiega l’avvocato Antonino Castorina del Foro di Reggio Calabria, che segue l’ex finto 007 – e finalmente dopo anni di carcere torna a casa ai domiciliari”. ( Articolo pubblicato da Siracusanews ).