Di Maria Corrao
Prima l’amore, poi la guerra. Per contendersi il figlio, un bimbo che adesso ha 7 anni. La storia potrebbe passare sotto silenzio, se non fosse per il fatto che il padre – a cui la mamma vuole togliere la genitoralità – è una persona nota alle cronache. Giudiziarie. Lui, infatti è un Di Silvio, la nota famiglia che voleva prendere il controllo di Latina. Uno dei rampolli del noto clan di etnia rom, per cui esponenti recentemente il giudice ha chiesto – in merito al processo Scarface – 178 anni di carcere in totale. Sono accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa. Ma questa è un’altra storia.
Il bimbo conteso
Lei è Raffaella Borrelli, 26enne di origini napoletane. È giovanissima quando conosce e si innamora di Costantino Di Silvio, che è ancora più piccolo di lei, due anni in meno. Quando Costantino ha appena 17 anni e Raffaella 19 i due diventano genitori: nasce un bambino, a cui danno il nome del nonno paterno, Carmine. La coppia, pur non sposandosi, va a vivere nella casa dei Di Silvio, a Latina. La ragazza lascia quindi Napoli e si trasferisce nel Lazio, a casa della famiglia di Costantino. E ci resta fino a quando non lo arrestano, il 28 dicembre del 2017, con l’accusa di spaccio ed estorsione.
È in quel momento che la ragazza cambia idea sulla loro relazione. Prende il bambino e torna in Campania, aiutata dai suoi genitori. E qui ci sono due versioni contrastanti. Perché la donna dichiara che le cose andavano male già da tempo. “Sin dalla nascita del bambino, i rapporti tra i genitori erano sempre più tesi a causa della poca presenza di Costantino, che faceva mancare il supporto materiale e psicologico al piccolo e alla compagna, nei cui confronti manifestava atteggiamenti aggressivi e violenti”, è l’accusa che rivolge l’avvocato della Borrelli, Cristina Castellano, nel chiedere che venga tolta la patria potestà a Di Silvio.
“Non l’ha mai mantenuto”
Secondo la madre, da quando si sono trasferiti a Napoli – ormai da 7 anni – il bimbo non ha mai ricevuto supporto economico da parte del padre. “Dopo ripetute minacce da parte di Costantino avvenute durante la sua carcerazione nei confronti della signora Borrelli – spiega l’avvocato – la donna nel 2020 è stata costretta a denunciarlo. Il bimbo da 3 anni non ha più alcun contatto con il padre: la mamma lo sostenta e lo accudisce grazie al suo lavoro e alla sua famiglia d’origine”.
Di tutt’altro avviso Costantino Di Silvio, non appena ricevuto l’avviso da parte del suo legale, Antonino Castorina. “Sono state esposte cose non vere. La signora Borrelli, contrariamente a quanto afferma, non poteva non sapere nulla della vita del mio assistito. Era sua convivente, conosceva le sue origini e le condotte per le quali gli sono state mosse plurime contestazioni in ambito penale. Vivevano in una casa popolare, ma nonostante l’ISEE bassissimo le faceva regali costosi, di cui se non era a conoscenza della provenienza ne poteva immaginare l’origine”. Riguardo l’atteggiamento verso la ragazza e il bambino, l’avvocato sostiene che Costantino avesse “un’attenzione sempre maggiore verso il futuro del proprio figlio”. Attenzioni – sia materiali che affettive – che provenivano anche dal resto del nucleo familiare paterno. Questo perché il bimbo si chiama come il nonno: un “orgoglio” per la famiglia e una tradizione, che in questo modo tramanda le origini del clan alle future generazioni.
L’accusa del padre
Costantino, quindi, ribalta le accuse: “Sapeva chi ero”. E quando meno me lo aspettavo è andata via. Di Silvio respinge poi le accuse fatte dall’ex compagna in merito alla denuncia. “È andata a trovarlo in carcere di sua volontà, le spese sono state pagate da Di Silvio – spiega il legale – questo a riprova del fatto che Costantino, nonostante gli fosse impedito di vedere il figlio, fosse sempre disponibile. E non è vero che non lo ha mai mantenuto”.
Quale sia la verità lo stabiliranno i giudici alla prossima udienza, che si terrà nel settembre del 2023. Prima dovrà essere ascoltato – dal carcere – Costantino Di Silvio. Finora, infatti, è stata sentita la versione della mamma del piccolo Carmine, che a Napoli ha raggiunto il suo equilibrio. Una storia delicata, con un bimbo conteso da due genitori di poco più grandi di lui.